“Dieci minuti”, il film di Maria Sole Tognazzi, descrive il percorso di conoscenza di sé e di rinascita di una donna, Bianca, che ad un certo punto della sua vita dovrà affrontare un doppio fallimento: uno sul piano affettivo/relazionale, la separazione dal suo ex marito, e l’altro sul piano professionale, il licenziamento.
Dopo aver toccato il fondo, la protagonista inizierà a prendersi cura di sé attraverso la psicoterapia, uscendo pian pianino dai panni di vittima e di “paziente designata”.
Questo, se da un lato le ha garantito cure e attenzioni da parte di tutti, dall’altro le ha evitato, nel tempo, di mettersi alla prova e di sviluppare forza, indipendenza e curiosità verso gli altri.
La dottoressa Braibanti, impersonata brillantemente da Margherita Buy, utilizza modi che possono apparire molto duri, modi che noi terapeuti utilizziamo, ma difficilmente in prima battuta, per evitare che il paziente, generalmente sulla difensiva, possa interrompere la cura prima che abbia inizio.
La prescrizione della psicoterapeuta consiste nel dire alla paziente di dedicare, ogni giorno, dieci minuti a qualcosa di nuovo, qualcosa che ha evitato di fare per molto tempo, per paura di non riuscire, per una sua presunta debolezza. Bianca scoprirà molto di sé, e del suo modo di entrare in relazione con gli altri, attraverso il nuovo.