Ho pensato di scrivere un articolo dedicato agli adolescenti e ai disturbi del comportamento alimentare perché, negli ultimi anni, ho notato un aumento significativo di giovani in cerca di risposte, sostegno e rassicurazioni. In qualità di psicologa e psicoterapeuta specializzata nell’approccio sistemico-relazionale, mi trovo spesso a fronteggiare questi temi insieme alle famiglie.

Non è raro che un genitore mi contatti allarmato perché il figlio o la figlia rifiuta di mangiare, è ossessionato dal proprio aspetto fisico o adotta comportamenti imprevedibili, come il nascondere il cibo o esercitare forme di controllo estremo sull’alimentazione. Per me, è fondamentale che le famiglie comprendano meglio la natura di simili disturbi, i loro segnali caratteristici e i motivi che spingono gli adolescenti a mettere in atto condotte potenzialmente dannose.

Per questo mi concentrerò su ciò che si intende per disturbi del comportamento alimentare, sui fattori di rischio, su come riconoscerli, e su cosa fare quando ci si accorge di essere di fronte a un potenziale problema. Verranno trattati anche gli errori alimentari più frequenti fra i giovani, le ragioni profonde alla base del rifiuto del cibo e i consigli che ritengo utili per i genitori in cerca di soluzioni e rassicurazioni.

 

Quali Sono i Disturbi Alimentari più Diffusi negli Adolescenti?

Per parlare dei disturbi alimentari più diffusi negli adolescenti, ritengo utile fare prima un piccolo inquadramento generale. Spesso si parla di anoressia nervosa, bulimia nervosa e binge eating come dei tre grandi filoni principali.

L’anoressia nervosa si manifesta tipicamente con un rifiuto volontario del cibo, un desiderio compulsivo di perdere peso e un’alterazione dell’immagine corporea: l’adolescente non riesce a vedersi per quello che è, ma presenta una percezione distorta che lo induce a credersi “troppo grasso” anche se sottopeso. La bulimia nervosa è caratterizzata da episodi di abbuffate incontrollate, seguiti da condotte di compensazione come il vomito autoindotto o l’uso di lassativi. Il binge eating disorder, invece, si distingue perché l’adolescente ha episodi di iperalimentazione senza però ricorrere a condotte compensatorie, con conseguente aumento di peso e disagio psicologico.

Tuttavia, esistono anche forme meno note o più sfumate di disordine alimentare che possono essere altrettanto pericolose, come il continuo alternarsi di diete restrittive e abbuffate, o la cosiddetta ortoressia, ossia un’attenzione maniacale per la purezza del cibo e la qualità degli alimenti ingeriti.

I ragazzi sono sottoposti a una notevole pressione sociale e possono trovare sia modelli distorti di riferimento sia occasioni di confronto non sempre sani (pensiamo ai social media). Da qui l’importanza di tenere alta la soglia d’attenzione sui comportamenti alimentari, specialmente durante l’adolescenza.

 

Disturbi Alimentari in Adolescenza: Come Riconoscerli?

Credo che riconoscere i disturbi alimentari in adolescenza non sia sempre immediato, perché i ragazzi possono essere molto abili nel mascherare i loro comportamenti. Alcune famiglie si accorgono troppo tardi dei segnali di disagio, ritrovandosi con un figlio che, in un breve arco di tempo, ha perso molto peso o manifesta episodi di abbuffate incontrollate.

Tra i primi segnali di allarme più comuni ci sono cambiamenti repentini dell’umore, la tendenza a isolarsi, manifestazioni di rabbia e tristezza frequenti, il rifiuto del cibo durante i pasti in famiglia, un’attenzione sproporzionata al conteggio delle calorie.

Uno degli elementi che mi viene più spesso sottolineato durante i colloqui è la mania per la bilancia: alcuni adolescenti si controllano il peso più volte al giorno.

L’ossessione per il corpo e la necessità di esercitare un controllo assoluto sull’alimentazione non riguardano, però, solo chi soffre di anoressia: anche chi ha episodi di abbuffata e di vomito autoindotto può mostrare una forte ansia e un senso di colpa costante. A mio avviso, è fondamentale mantenere un dialogo costante con l’adolescente, cercando di captare i primi segni di disagio prima che si trasformino in un vero e proprio disturbo radicato.

 

Quali Sono i Disturbi Comportamentali dell’Alimentazione?

Il termine “disturbi comportamentali dell’alimentazione” comprende un insieme ampio e variegato di condizioni. È giusto parlare di anoressia, bulimia e binge eating, ma bisogna ricordare che esistono anche situazioni ibride o meno conosciute.

Ci sono ragazzi che mostrano segnali di “ciclo restrizione-abbuffata” senza soddisfare tutti i criteri diagnostici della bulimia, o adolescenti che eliminano sistematicamente determinati alimenti per timore di ingrassare, pur non risultando in sovrappeso.

Penso spesso a quei casi in cui le tensioni familiari, la paura di crescere o di deludere le aspettative altrui si riversano sui comportamenti alimentari, in un tentativo incessante di trovare nell’alimentazione – o nel suo rifiuto – una forma di controllo. Da questo punto di vista, la mia esperienza nell’approccio sistemico-relazionale mi ha insegnato che dietro un disturbo alimentare possono celarsi dinamiche familiari complesse: l’adolescente diviene il portavoce di un malessere collettivo, che si manifesta attraverso il suo corpo.

 

Perché i Disturbi del Comportamento Alimentare si Manifestano Soprattutto Durante l’Adolescenza?

Ho sempre ritenuto che durante l’adolescenza il corpo diventi il teatro su cui si proiettano tutti i bisogni, le insicurezze e i desideri. È un periodo di cambiamenti fisici molto rapidi: si cresce in altezza, si sviluppano i caratteri sessuali secondari, muta la voce, e inevitabilmente cambia la percezione che abbiamo di noi stessi. In parallelo, subentrano pressioni sociali e relazionali che spesso spingono i ragazzi a voler corrispondere a ideali di magrezza o di bellezza “perfetta” veicolati dai media e dai social network.

In alcuni casi, mi è capitato di sentire genitori stupiti dal fatto che il figlio o la figlia, apparentemente sereni qualche mese prima, inizino all’improvviso a controllare ossessivamente calorie e peso. Non si tratta, in realtà, di un cambiamento repentino: durante l’adolescenza certe fragilità possono emergere con rapidità se non si è in grado di identificare per tempo i segnali di disagio.

 

Quali Sono i Motivi che Inducono i Giovani a Rifiutare il Cibo?

Il rifiuto del cibo, come gesto simbolico, racchiude molteplici significati. Alcuni adolescenti sentono di non avere il controllo su diversi aspetti della propria vita, dalle decisioni familiari alle relazioni con i coetanei, e si rifugiano in un rigido controllo del proprio corpo come unica sfera in cui possono governare ogni dettaglio. Altri temono le trasformazioni puberali e l’assunzione di responsabilità tipiche dell’età adulta, immaginano che rimanere “leggeri” e “piccoli” consenta loro di prolungare un’idea di infanzia protetta.

Inoltre, a livello socioculturale, i giovani spesso costruiscono la propria identità confrontandosi con immagini ideali: la paura di non essere accettati o di non corrispondere a certi modelli fisici dominanti può spingere a diete drastiche e a comportamenti estremi.

Quando accolgo un adolescente in studio, cerco sempre di capire se ci siano stati episodi di bullismo, di confronto esasperato sui social, di tensioni familiari o delusioni amicali o amorose che possano averlo reso più vulnerabile. Il rifiuto del cibo, per quanto estremo, è talvolta l’unico modo che il ragazzo trova per chiedere aiuto o protestare contro una realtà che percepisce ingiusta.

 

Quali Emozioni e Comportamenti Dobbiamo Tenere Sott’Occhio?

Oltre ai segnali tangibili sul piano fisico e alimentare, ritengo essenziale prestare attenzione a emozioni e comportamenti che potrebbero suggerire un disagio crescente. Un adolescente che inizia a evitare momenti di socialità (compresi i pasti in famiglia o fuori con gli amici), che si mostra nervoso o ansioso quando si parla di cibo, o che sviluppa un atteggiamento di eccessiva autocritica riguardo al proprio aspetto fisico, potrebbe trovarsi sull’orlo di un disturbo alimentare.

Alcuni ragazzi si ritirano dalle relazioni, passano tanto tempo in solitudine e iniziano a rimuginare su pensieri negativi riguardo al proprio corpo. Altri mostrano segni di depressione, irritabilità e sbalzi d’umore. Credo che il compito di genitori e insegnanti sia quello di mantenere un dialogo aperto con l’adolescente, incoraggiandolo a esprimere le emozioni e i dubbi senza timore di essere giudicato.

Capita spesso che i ragazzi non si rendano conto di essere vittime di un problema e che “normalizzino” le loro abitudini malsane, finché qualcuno non interviene con empatia e comprensione. Cogliere queste sfumature emotive è un passo fondamentale per un intervento tempestivo.

 

Come Comportarsi con un Adolescente che Non Vuole Mangiare?

Quando un adolescente rifiuta il cibo, la reazione più comune da parte dei genitori è la preoccupazione ansiosa, che talvolta si traduce in rimproveri accesi o in pressioni per forzarlo a mangiare. In realtà, un approccio basato sul controllo potrebbe peggiorare la situazione, alimentando la distanza emotiva e incentivando la voglia di chiudersi ancora di più.

Consiglio sempre di partire dall’ascolto: è utile cercare un confronto sincero e non giudicante, provando a comprendere se dietro il rifiuto quotidiano dei pasti ci sia una sofferenza specifica o un disagio relazionale.

Mostrare empatia significa chiarire che si è disponibili a sostenere l’adolescente, ma che non si minimizza ciò che prova; in altre parole, è necessario validare il suo malessere senza però confermare i pensieri distorti, come l’idea di essere in sovrappeso quando invece non è così.

Quando l’impatto del comportarsi con il cibo diventa drammatico, potrebbe essere utile rivolgersi a un professionista. Io stessa, presso il mio studio di psicologia e psicoterapia a Roma, ho accompagnato molti ragazzi e genitori in un percorso che contempla non solo il recupero di abitudini alimentari sane, ma anche l’elaborazione di eventuali difficoltà emotive e relazionali.

 

Consigli per i Genitori: Cosa Incoraggiare e Cosa No

In prima persona, posso dire che è molto utile proporre un ambiente familiare in cui il momento del pasto sia vissuto come un’opportunità di condivisione e dialogo, senza pressioni eccessive né argomenti che possano generare ansia. Incoraggiare le passioni del figlio, come lo sport, la musica o il volontariato, permette di allontanare l’attenzione ossessiva verso il corpo e il cibo, offrendo un canale di espressione alternativo.

Ritengo opportuno cercare di dare l’esempio, mostrando un rapporto equilibrato con la propria alimentazione e con la cura del corpo, senza demonizzare certi alimenti né valorizzare troppo l’adesione a specifici canoni estetici. Inoltre, se si percepisce che l’adolescente in questione sta perdendo peso in modo allarmante o manifesta segnali di reale disagio, è importante evitare soluzioni “fai da te” e consultare figure specializzate. Un supporto psicologico può fare la differenza nel prevenire cronicizzazioni o complicazioni metaboliche e relazionali.

Se desideri ulteriori informazioni o sostegno personalizzato, puoi consultare le pagine dedicate ai miei servizi di psicoterapia e consulenza, dove approfondisco anche il rapporto con l’approccio sistemico-relazionale, che trovo particolarmente utile nell’affrontare le dinamiche familiari legate ai disturbi alimentari in adolescenza.