Capita che le persone si rivolgano a me nel mezzo di una crisi esistenziale e di coppia. Spesso il campanello d’allarme è rappresentato dall’interesse per una terza persona, dalla vitalità che il contatto con questa persona suscita. Questo interesse può sfociare o meno in qualcosa di più tangibile, tanto da poter parlare di un vero e proprio “tradimento”. Le domande del paziente sono spesso legate al dubbio di rendere o meno esplicito quello che è accaduto, come se spettasse a me dire cosa sia giusto o meno fare, oppure, come se spettasse a me assolvere il paziente in questione dal “peccato” commesso.
Uscendo dalla metafora giuridica e da quella religiosa, che in tale sede non ci interessano affatto, credo sia necessario attribuire un significato a quello che il paziente sta provando. A volte l’interesse per un terzo fa comprendere meglio come si sta con il proprio partner ufficiale, come se si trattasse della “prova del nove” di un qualcosa di cui si aveva il sentore. Da tempo si avvertiva una certa noia, la mancanza del desiderio sessuale, della vitalità e del gioco all’interno della coppia?
Il tradimento va sempre inserito in un contesto relazionale, va analizzata la funzione all’interno di un “noi” che probabilmente ha bisogno di uno scossone per potersi rivitalizzare. In questo caso, la crisi può rientrare attraverso un percorso di terapia di coppia e il mettersi in discussione reale da parte dei due partner sulla base di ciò che ancora provano l’uno per l’altro/a. A volte però questo non avviene e il tradimento è l’antitesi, la stanza di passaggio che porta alla separazione.
Crisi di coppia dopo un tradimento. Come uscirne con l’aiuto dello psicologo
Importante dire che non si parla mai di colpa all’interno della stanza di terapia, per cui il primo step è proprio la comprensione e la normalizzazione di questo evento, che può segnare una crisi profonda non solo in chi è tradito, ma anche in chi tradisce. Già di per sè il termine tradimento rimanda al tema della lealtà, al venir meno di un impegno affettivo e a volte legale nei confronti di un altro significativo. Le paure legate al “coming out” sono comprensibili se pensiamo alle conseguenze del tradimento in termini legali.
In terapia, si segue un altro iter, basato sulla ricerca di un significato relazionale e sulla scelta di quali azioni compiere sulla base della consapevolezza raggiunta. Pensiamo al dramma di Anna Karenina così ben rappresentato da Tolstoj nel 1870. Sebbene i tempi siano fortunatamente cambiati ed una donna non rischi più di non vedere suo figlio in seguito alla scoperta dell’adulterio da parte del marito, il dramma interiore della persona che tradisce (uomo o donna che sia) resta simile: il conflitto tra due parti in lotta e la colpevolizzazione per i sentimenti che sta provando: la passione amorosa da una parte per una nuova persona e i sentimenti per il proprio partner.
Anna Karenina arriverà a suicidarsi per porre fine al suo dolore e al dramma di non poter più vivere la passione amorosa come avrebbe desiderato, tenendo tutto insieme, la sua condizione di donna e di madre. Oggi questo tragico finale è fortunatamente evitabile, tante cose sono cambiate, ma le persone sentono lo stesso il bisogno di comprendere cosa stia accadendo ad un livello emotivo profondo e di liberarsi dal dolore che sentono.
E chi viene tradito cosa prova? I sentimenti vanno dalla delusione alla rabbia per il patto di lealtà che è venuto meno, dal senso di vegogna e di impotenza al dolore per la perdita di un legame che forse non sarà più possibile ripristinare. Anche in questo caso la terapia può essere di aiuto per poter ricostruire la propria immagine di sé e per poter uscire dallo stigma, altrettanto pesante, che investe la persona tradita.
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